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Vescovo Accra: Chiesa accogliente, ma senza annacquare dottrina
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Vescovo Accra: Chiesa accogliente, ma senza annacquare dottrina

Al sinodo sta arricchendo la riflessione sulla famiglia anche la feconda testimonianza della Chiesa nei vari Paesi dell’Africa. Intervista a mons. Gabriel Charles Palmer-Buckle: D. – Quali sono le sfide e anche il contributo, la luce che può offrire la Chiesa e la famiglia africana a questi lavori? R. – La famiglia per noi va al di là del nucleo papà-mamma-figli. Molte volte quando si parla di famiglia in Africa parliamo del clan, che va anche a includere una società molto più grande. Allora che cosa posso dire? Siamo qui per contribuire a questa visione di ecclesiologia di tutta la santa Madre Chiesa: Dio è famiglia, Padre Figlio e anche Spirito Santo. Come far sì che nella Chiesa di Dio uno si senta in famiglia? Nella famiglia della Chiesa, cioè quella famiglia che è una, santa, cattolica ed apostolica. Dobbiamo portare la gente a realizzare questo sogno. D. – Nei Paesi occidentali il dibattito è stato caratterizzato da un concentrazione prevalente sul tema della comunione ai divorziati e ai risposati: questo aspetto è condiviso dalla Chiesa in Africa? R.  – Certo, di matrimoni che dopo qualche anno sono guasti per varie ragioni ce ne sono, non dobbiamo nascondercelo. Però quello che vogliamo dire è questo: qui, in questo Sinodo vogliamo prima di tutto sondare, nella Sacra Scrittura, nel Magistero, che cosa vuol dire famiglia agli occhi di Dio. Il matrimonio è vocazione e allora noi vescovi in Africa abbiamo le stesse difficoltà come i Paesi europei, ma per noi per ora quello che è importante è presentare la Buona Novella, il Vangelo della famiglia. E Gesù ci chiama a prendere la nostra croce e seguirlo. Il che vuol dire che ci saranno difficoltà, ci saranno anche sfide, ma con la preghiera, con il sostegno di una Chiesa- famiglia, con gli apporti istituzionali, statali, socio-politici, credo che possiamo scavalcare queste difficoltà e andare al di là di esse. Quando ascolto la Chiesa in Europa, i divorziati e risposati non sono così tanti come vengono presentati ma ce ne sono e come Gesù lascerà 99 pecore per andare appresso all’unica persa, credo che la Chiesa debba fare uno sforzo per accogliere queste persone. Quale sforzo? Cambiare la dottrina per loro? No, questo non va bene, vorrebbe dire annacquare tutto. Se dobbiamo adeguare la dottrina della Chiesa, il Vangelo di Dio alle persone … Noi siamo esseri umani, che passiamo, Dio invece è infinito. E allora cerchiamo da Dio come dobbiamo aiutare questa gente in difficoltà ad avvicinarsi veramente alla piena partecipazione della vita ecclesiale. E credo che alla fine le varie Conferenze episcopali devono anche intraprendere uno sforzo ecclesiologico, teologico, pastorale, nel valutare i vari casi che hanno e come aiutare questi fedeli.   Radio Vaticano.

14 Ottobre 2015

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Almudena Martinez-Bordiu


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