«La speranza è entrata nel mondo con l’’incarnazione del Figlio di Dio e questa è l’unica certezza che salva, perché ci dobbiamo mettere in testa che le nostre sicurezze personali e materiali non ci salvano». Sono le parole di Papa Francesco questa mattina, durante la consueta Udienze Generale del mercoledì, svoltasi in Aula Paolo VI in Vaticano.
Il Pontefice ha proseguito la sua catechesi sul tema della speranza, soffermandosi sul tempo di Avvento e – oggi in particolare – sui significati del Presepe. «Quando si parla di speranza – ha affermato – spesso ci si riferisce a ciò che non è in potere dell’uomo e che non è visibile. In effetti, ciò che speriamo va oltre le nostre forze e il nostro sguardo. Ma il Natale di Cristo, inaugurando la redenzione, ci parla di una speranza diversa, una speranza affidabile, visibile e comprensibile, perché fondata su in Dio». Infatti, con il Natale, «la speranza è entrata nel mondo attraverso l’incarnazione del Figlio di Dio, poiché è Dio stesso ad adempiere la promessa facendosi uomo; dunque non abbandona il suo popolo».
Francesco si è poi appunto soffermato sulle raffigurazioni tradizionali della natività. «Nelle case dei cristiani, durante il tempo di Avvento – ha detto – viene preparato il presepe, secondo la tradizione che risale a san Francesco d’Assisi. Nella sua semplicità, il presepe trasmette speranza; ognuno dei personaggi è immerso in questa atmosfera di speranza. Prima di tutto – ha proseguito – notiamo il luogo in cui nacque Gesù: Betlemme. Betlemme non è una capitale, e per questo è preferita dalla provvidenza divina, che ama agire attraverso i piccoli e gli umili». All’interno del presepe è poi fondamentale la presenza di Maria, “Madre della speranza”. «Con il suo “sì”- ha sottolineato il Santo Padre – Maria ha aperto a Dio la porta del nostro mondo: il suo cuore di ragazza era pieno di speranza, tutta animata dalla fede; e così Dio l’ha prescelta e lei ha creduto alla sua parola».
Ponendo poi l’accento sulla povertà e l’umiltà dei pastori, Papa Francesco ha ribadito che l’unica salvezza è quella che deriva dalla speranza che il cristiano ripone nel Signore. «Chi confida nelle proprie sicurezze, soprattutto materiali non attende la salvezza da Dio. Le nostre sicurezze – ha affermato – non ci salveranno.
Concludendo la sua catechesi, Bergoglio ha quindi invitato i presenti a contemplare il presepe per prepararsi al meglio al Natale, perché il giorno della nascita di Cristo «sarà veramente una festa se accoglieremo Gesù, seme di speranza che Dio ripone nella nostra storia personale e comunitaria».
Dopo il suo discorso, Francesco ha poi rivolto un appello a tutti i congolesi, affinché «in questo delicato momento della loro storia, siano artefici di riconciliazione e di pace. Coloro che hanno responsabilità politiche – ha detto il Papa – ascoltino la voce della propria coscienza e sappiano vedere le crudeli sofferenze dei loro connazionali e abbiano a cuore il bene comune». Il Paese africano è infatti teatro, in questi giorni, di violenti scontri e tensioni politiche, soprattutto nella parte orientale.
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