Continuano le proteste in Venezuela, che sta vivendo una situazione di estrema crisi, non solo economica ma anche sociale e di sicurezza, soprattutto dopo i violenti scontri che, nei giorni scorsi, hanno causato la morte di almeno tre persone. Secondo i partiti di opposizione al presidente Maduro – che sono in prima linea nelle proteste – circa sei milioni hanno manifestato in tutto il Paese, di cui 2 milioni e mezzo soltanto a Caracas.
Intanto dopo gli incidenti che si sono verificati tra i manifestanti e la polizia, intervenuta anche con i gas lacrimogeni, un comunicato è stato pubblicato e diffuso dalla Conferenza episcopale del Venezuela. «La protesta civile e pacifica – si legge nel documento – non è un crimine ma è un diritto». Il messaggio, che è stato ripreso dall’agenzia Fides e da Radio Vaticana, afferma senza mezzi termini che «la democrazia è caratterizzata, soprattutto, dal rispetto e dalla protezione dei diritti dei cittadini. Quando lo Stato (o il governo) li ignora oppure non li rispetta, cessa di essere uno Stato democratico, perde legittimità, perché la sua funzione è quella di difendere tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro ideologia politica. Ci sono altri fattori che negano la democrazia, come la concentrazione dei poteri pubblici nelle mani di un unico potere. Questa è la situazione attuale in Venezuela».
«Difendere i diritti fondamentali, la vita, la libertà, la salute e altri diritti dei cittadini – viene sottolineato nel testo – è un dovere di ogni essere umano. E’ anche un diritto e un dovere della Chiesa e di tutti i credenti, perché i diritti umani e civili non appartengono esclusivamente alla sfera socio-politico, ma anche religiosa». Infine il messaggio dei vescovi venezuelani per i fedeli e per tutti i cittadini è quello di «agire secondo coscienza, secondo i principi democratici e le leggi del Paese». L’invito è dunque a manifestare «nel rispetto delle persone e dei beni e in modo responsabile e pacifico», sperando che governo e istituzioni possano fare altrettanto.
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