Infovaticana Spagna ha incontro il cardinale Burke nel suo appartamento, vicino alla Città del Vaticano. Entrando, siamo accolti nell’appartamento da un ritratto di Papa Francesco, che campeggia nella sala d’ingresso.
Raymond Leo Burke è nato nel Wisconsin il 30 giugno 1948. Nel 2003 è stato nominato arcivescovo di Saint Louis (Missouri), una delle più antiche e prestigiose diocesi degli Stati Uniti. La sua esperienza internazionale come canonista lo porta, nel 2008, ad essere nominato da Benedetto XVI nel ruolo di Prefetto della Segnatura Apostolica, dove rimase in carica finché, nel 2014, Francesco non gli affidò l’incarico di Patrono dell’Ordine di Malta.
Qual è la principale ragione per cui voi quattro cardinali avete pubblicato i “Dubia”?
– Perché c’è troppa confusione nella Chiesa per quanto riguarda alcune questioni fondamentali, per quanto riguarda la Santa Comunione e le disposizioni per riceverla e anche in riferimento all’indissolubilità del matrimonio. Prima di tutto chiediamo al Santo Padre di chiarire queste domande fondamentali. Ci siamo limitati a queste quattro domande nei “Dubia” ma non c’è stata risposta. Molte persone ci hanno detto: “Perché voi cardinali non fate il vostro dovere e insegnate chiaramente su questi temi?”. Poi abbiamo capito che dovevamo fare qualcosa in modo tale che la gente potesse capire. Stiamo cercando di fare del nostro meglio, stiamo cercando di ricevere dal Santo Padre l’indicazione di cui la Chiesa ha bisogno adesso. Anche perché c’è una confusione molto pericolosa e le confusioni generano divisioni. Sacerdoti contro sacerdoti e contrasti con gli altri membri della Chiesa su questioni di come ricevere i sacramenti se si vive un un’unione al di fuori del matrimonio o con un matrimonio invalido. Si incontrano anche questi disaccordi tra i vescovi e questo non dovrebbe essere così, non è una buona cosa per la Chiesa.
Perché i “Dubia” sono stati firmati solo da quattro cardinali?
– Posso dirle che ci sono più di quattro cardinali che sostengono i “Dubia”, ma per varie ragioni non vogliono parlarne pubblicamente. I quattro cardinali che abbiamo firmato i “Dubia” sapevamo che sarebbe stato un duro lavoro ottenere il sostegno di un certo numero di cardinali, sapevamo che dovevamo fare questo e lo abbiamo fatto.
Quindi c’è il sostegno privato di altri cardinali?
– Sì.
Cosa vorrebbe dire a chi dice che lei si mette contro il Papa?
– Nessuno sfida il Papa. In realtà presentare dei “Dubia” al Papa è una pratica antica nella Chiesa e i documenti firmati dimostrato rispetto per il Papa poiché è responsabile di guidare la Chiesa in un momento critico, in un tempo di grande confusione e anche di errore. Quindi, se si leggono i “Dubia” si vedrà che siamo molto rispettosi e non accusiamo il Papa di nulla, semplicemente chiediamo a lui, per il bene della Chiesa, di chiarire questi problemi.
Ha parlato di alcune correzioni formali al Papa nella storia della Chiesa…
– Credo che fu Giovannni XXII circa un insegnamento sbagliato sulla visione beatifica e alcuni vescovi e teologi glielo fecero presente. Inizialmente resistette alla correzione, ma prima di morire ritrattò ciò che aveva detto e disse che fu un errore. Ci sono altri casi simili nella storia della Chiesa, alcuni si riferiscono principalmente alle questioni pratiche, compresa l’amministrazione dei beni temporali. I cardinali dissero al Santo Padre: “a nostro avviso non si stanno gestendo correttamente i beni della Chiesa”, e il Papa ha poi rettificato.
Pensa che ci sarà una correzione pubblica forma a Papa Francesco?
– Non è ancora chiaro. Prima di fare questo passo vorrei andare ancora una volta dal Santo Padre per dirgli personalmente che la questione è talmente grave che dobbiamo correggere e confido che il Santo Padre risponderà in quel momento.
Non pensa che l’intervista del cardinale Müller a Il Timone sia stata una risposta ai “Dubia”?
– Penso che appartiene certamente a tutta questa discussione e rende molto chiaro ciò che la Chiesa insegna per quanto riguarda tali questioni. Non ho parlato con il cardinale Müller, ma penso che l’intervista sia stato chiaramente uno sforzo pastorale da parte sua per introdurre l’insegnamento della Chiesa.
Ma il Papa non ha ancora risposto …
– Per quanto ne so, non ha dato alcuna risposta, né a me, e penso neanche agli altri cardinali.
Si può parlare di una data precisa per la correzione formale al Papa?
– No proprio perché è una questione che deve essere affrontata con grande rispetto. E indicare una data significherebbe influenzare la gestione della cosa e una mancanza di rispetto per le parti coinvolte.
Prima e dopo la pubblicazione dei “Dubia”, lei ha avuto contatti con il Papa emerito?
– Non ho mai parlato con lui dei “Dubia”.
Si è finalmente conclusa la crisi dell’Ordine di Malta?
– Questa è una domanda difficile a cui rispondere. Al momento sono del tutto lontano da qualsiasi coinvolgimenti nell’Ordine di Malta, ma mantengo il ruolo di Cardinale Patrono. Il Papa ha messo in chiaro che l’unica persona che può occuparsi della vicenda relativa all’Ordine di Malta a nome del Santo Padre è l’Arcivescovo Becciu, quindi non lo so. Nel mese di aprile ci dovrebbe essere l’elezione di un nuovo Gran Maestro e spero che il leader eletto tra i Cavalieri Professi possa cominciare a sistemare le cose e guidare l’Ordine nella giusta direzione. Il Santo Padre ha chiarito, nella lettera dello scorso 1° dicembre, delle preoccupazioni molto gravi sull’Ordine di Malta. Preoccupazioni a mio giudizio chiaramente giustificate, che il nuovo Gran Maestro dovrà affrontare.
Ha chiesto al Papa se manderà via i massoni dall’Ordine di Malta?
– Con me il Papa è stato molto chiaro a questo proposito: un massone non può essere membro dell’Ordine di Malta. E mi ha detto che ci sono persone che si ostinano con la loro appartenenza nella massoneria e che dovrebbero essere espulsi. Così sta lavorando su questo, sì.
C’è stato un conflitto di interessi tra i membri della commissione nominata dalla Santa Sede – come detto da alcuni vaticanisti come Edward Pentin o Sandro Magister – e anche il Gran Maestro…
– Questa è una cosa importante per la crisi dell’Ordine di Malta ed è una questione che dovrebbe essere molto chiara. Per tutti coloro che hanno il senso di ciò che sta accadendo è molto strano. Di questa grande donazione, di cui almeno una parte è stata lasciata all’Ordine di Malta, non vi è alcuna chiara comprensione di chi sia il donatore, quale sia la stessa natura della donazione, come si amministra e questo non è una cosa positiva. Queste cose devono essere chiare. E poi è stato molto strano che tre persone che sono state direttamente coinvolte nella questione della donazione fatta all’Ordine, l’indagine dovrebbe essere fatta nella “gruppo nominato” che ha indagato la questione della revoca del cancelliere e ha raccomandato che dovrebbe essere reintegrato.
Il fratello di Von Boesselager ha avuto un incarico allo IOR
– Sì. Il fratello di Philipp Boesselager – il Cancelliere a cui è stato chiesto di dimettersi e ha rifiutato – Georg Boesselager è stato nominato un paio di giorni dopo come membro della Commissione di Controllo dell’Istituto delle Opere Religiose, che chiamiamo banca vaticana. Tutto sembra molto sospetto.
Dopo la nomina di Becciu, qual è il Suo ruolo all’interno dell’Ordine?
– Non ho alcun ruolo in questo momento. Ho un titolo, ma non ho alcuna funzione.
Le mani legate…
– Sì, rispetto l’ordine del Santo Padre e non ho nulla a che fare con l’Ordine di Malta al momento.
Era Lei l’obiettivo principale di questa crisi?
– Non lo so. Tutto lo sviluppo è così strano per me che trovo difficile capire quale sia l’obiettivo finale. Tuttavia, una cosa è chiara, che il reintegro del Gran Cancelliere era un obiettivo principale, e che questo implicava la mia destituzione in quanto Cardinale Patrono, non lo so…
È stato detto che quando il Papa la inviò nell’Isola di Guam era una punizione per i “Dubia” o per la crisi nell’Ordine di Malta. Tuttavia la visita era stata programmata da mesi, anche prima della pubblicazione dei “Dubia”. È questo un esempio di notizie false che denuncia anche il Presidente Trump?
– Sì, questo è una falsa notizia o “fake news”. Credo sia stato nel mese di ottobre, quando mi chiesero di essere il Presidente del tribunale dei cinque giudici per giudicare quello che viene chiamato “caso Apuron” nella Chiesa: per determinare la verità circa le accuse contro l’arcivescovo emerito di Guam. Questo viaggio a Guam è stato progettato indipendentemente dalle difficoltà che aveva l’Ordine di Malta e ci sono andato per ragioni molto specifiche. Inoltre sono stati lì per tre giorni, quindi difficilmente può essere un esilio.
Come è il Suo rapporto con il Santo Padre?
– Non ho più parlato con lui dall’incontro di novembre. Lo scorso anno l’ho incontrato nel corso dell’incontro con i cardinali e la curia romana prima di Natale, ma non ho parlato con lui e non mi ha concesso una udienza, quindi non so cosa stia pensando.
Quindi ha chiesto un’udienza?
– Sì.
E durante la crisi dell’Ordine di Malta non ha potuto parlare con lui?
– Non ho avuto la possibilità o l’opportunità di parlare con lui su questo argomento.
Come valuta i primi giorni di Donal Trumo come presidente?
– Sono chiaramente tempi molto difficile, perché i cittadini americani hanno dimostrato che vogliono che il loro paese vada verso una nuova direzione e il presidente Trump sta cercando di realizzare quel desiderio, che le persone hanno espresso votandolo. Ma non è così facile, perché ci sono molto forze che si oppongono ed è anche un nuovo presidente che quindi deve trovare il modo migliore per raggiungere tutte le cose buone che vuole fare. Penso che le cose andranno bene, ma i primi cento giorno sono stati difficili. Non lo conosco personalmente, non ho mai parlato con lui, ma penso che sia molto determinato a realizzare il mandato che ha ricevuto da parte della popolazione degli Stati Uniti.
Lei pensa che c’è speranza per il movimento pro-life, come ha detto il vicepresidente Mike Pence alla Marcia per la Vita?
– Assolutamente. Il Presidente Trump è molto chiaro su questo. Anche se in passato non è stato molto chiaro, adesso ha dimostrato di comprendere l’inviolabilità della dignità degli innocenti e la difesa della vita umana, e che le leggi degli Stati Uniti dovrebbero proteggere chi non è ancora nato.
Quindi pensa che il Governo è davvero impegnato nella difesa della vita?
– Assolutamente. Il vicepresidente Pence è stato per lungo tempo uno dei leader più importanti del movimento pro-life.
La crescita dei movimenti “Altright” o di destra alternativa e la fine del globalismo sono una buona notizia per la libertà?
– Penso che la cosa importante è la Chiesa si impegni con i leader politici che hanno molte idee buone e parli con loro per offrire la guida della Dottrina Sociale della Chiesa, che è sempre il rispetto del bene comunque. Ogni programma politico può avere aspetti molto buoni, ma ci possono anche essere aspetti che non sono positivi o che devono essere migliorati e perfezionati. La cosa importante per noi, per la Chiesa, è non essere politicizzata e neanche partecipare ad un partito o ad un altro, ma parlare con questi leader che mostrano segnali positivi e contribuire alla loro visione e ai programmi che offrono, orientati nel miglior modo possibile verso il bene comune.
Il Vaticano sta costruendo dei ponti con l’amministrazione Trump o, al contrario, si sta creando una barriera?
– Non so nulla su questo perché non ho nessun contatto con la Segreteria di Stato, che si occupa di questo. Devo dire che trovo l’Osservatore Romani, il giornale ufficiale del Vaticano, piuttosto critico sul presidente Trump e non credo questo aiuti.
Il giornalista Jason Horowitz ha scritto sul New York Times che lei ha avuto un incontro con Steve Bannon nel 2014. Di cosa avete discusso in quell’incontro? E’ realmente avvenuto o era una “fake news”?
– Molti mi hanno detto che mi è stato presentato, ma in particolare non abbiamo avuto nessun incontro di questo tipo. Mi dicono che me lo hanno presentato, ma ad essere onesto con voi, non ricordo in che ci circostanza sia avvenuto e come. Non ho mai avuto un incontro con lui.
Quindi non ha nessun legame con l’amministrazione Trump?
– No, nessun legame
Cosa pensa delle recenti dichiarazioni del Padre Generale della Compagnia di Gesù, Arturo Sosa Abascal, che ha messo in discussione il rigore degli Evangelisti?
– E’ una cosa completamente sbagliata, in realtà trovo incredibile che possa aver fatto tali dichiarazioni, deve essere corretto. Ci sono una serie di persone che devono studiarlo e correggerlo. Non è ragionevole pensare che le parole dei Vangeli, che dopo centinaia di studi sono intesi come le parole dirette di nostro Signore, adesso non sono davvero le parole di Cristo solo perché in quel momento non c’era un registratore. Non capisco.
Ma non è un piccolo errore…
– Si tratta di un grave errore che deve essere corretto.
E chi può risolvere il problema?
– Direi che la Congregazione per la Dottrina della fede, l’organo che ha il Papa per proteggere la verità della fede e della morale.
Vatileaks: le indiscrezioni parlano di oltre mille appartamenti della Santa Sede sparsi a Roma. Lei pensa che il fatto che la Chiesa sia il più grande proprietario immobiliare a Roma vada a indicare la credibilità del messaggio evangelico della Chiesa stessa?
– In primo luogo non so se questa sia la verità ma quello che vorrei dire è che non credo che se la Chiesa possiede tanti beni questo sottrae credibilità al nostro messaggio, ma quello che è influente è il modo in i beni sono gestiti. Infatti, avendo tutte queste proprietà la Chiesa le può usare per molti scopi buoni ma l’amministrazione deve essere rigorosa e disciplinata dalle legge della Chiesa. Non sto dicendo che non lo è, ma per me l’unico scandalo sarebbe se queste proprietà non vengono gestite correttamente.
La diplomazia vaticana è cambiata molto. Come giudica il trattamento di “consorte” al compagno omosessuale del presidente del Lussemburgo?
– Credo che si debba fare qualcosa in riferimento all’immagine pubblica che si da in queste circostanze. In passato la Santa Sede semplicemente in modo discreto e rispettoso rifiutava di permettere queste cose e dobbiamo tornare a quel metodo. Consentendo e facendo apertamente ciò, l’impressione che è stata data è che adesso la Santa Sede approvi queste situazioni, quindi ci deve essere un chiarimento. Credo anche che si dovrebbe prestare attenzione ai termini e alle condizioni di nominare coloro i quali sono ufficialmente invitati ad andare in Vaticano o a parlare a conferenze o incontri della Santa Sede. Non capisco perché le persone che hanno apertamente sfidato la Chiesa e i suoi insegnamenti possano essere invitate in tali circostanze.
Come Paul Elrich…
– Esattamente, Paul Elrich… un esempio paradigmatico…
Sì, ma chi è stato responsabile di questo invito è stato il cardinale Ravasi, che ha scritto “Cari fratelli Massoni” su Il Sole 24 Ore…
– Sì, non ho letto il testo, ma chi è responsabile deve rispondere.
Non ha letto la lettera del cardinale Ravasi?
– Non ho letto quella lettera, probabilmente dovrei ma ne ho sentito parlare.
Il Papa ha confermato che da ora saranno riconosciuti i matrimoni celebrati dai sacerdoti della Fraternità San Pio X.
– Non ho ancora letto, ma questa è una decisione molto significativa del Santo Padre e indica anche che in qualche modo ci deve essere una riconciliazione con la Fraternità San Pio X. In sostanza ciò che il Papa sta dicendo è che i sacerdoti di questa Fraternità, quando celebrano i matrimoni, esercitano la giurisdizione della Chiesa cattolica romana, quindi è molto interessante.
Pensa che la prelatura personale possa essere una buona strada per la riconciliazione?
– Sì, penso che potrebbe essere un modo molto efficace
Sarebbe una buona notizia?
– Sì. Io prego per questo e spero che accada. Ma la riconciliazione, naturalmente, deve essere basata su una comprensione comunque, di cui non possiamo fare a meno, perché altrimenti potrebbero esserci molti conflitti e difficoltà. Ci si deve assicurare che ci sia una comprensione comune per quanto riguarda tutti i dubbi che in passato la Fraternità San Pio X ha avuto nei confronti della Chiesa, della Santa Sede e del magistero della Chiesa Cattolica. E’ quindi una speranza per la famiglia della Chiesa.
Il cardinale Sarah durante il Sinodo ha messo in guardia la Chiesa su due minacce: l’Islam e l’ideologia “gender”. Lei pensa che l’Islam possa convivere con l’Occidente?
– Sono d’accordo con il cardinale Sarah. Queste sono le due principali minacce di oggi e ho anche una forte convinzione che uno dei principali modi per affrontarle sia attraverso l’educazione. Abbiamo bisogno che nelle nostre scuole e nelle università venga insegnata la verità. Entrambi hanno a che fare con la stessa natura umana. Tutta la questione sul “gender”, che è una creazione del tutto artificiale di una certa ideologia, e anche che sia insegnata la verità sull’Islam. La natura dell’Islam è quella di una forma di governo che si basa sulle proprie condizioni o su principi che cercano di governare il mondo. E anche Allah, è una figura nel Corano così come altri scritti islamici, completamente diverso dal Dio della fede giudaico-cristiana.
Quali ragioni di speranza ha una famiglia cattolica nel mondo di oggi, segnato dalla cultura della morte e dove l’ideologia di genere è considerata come l’unica verità circa l’essere umano?
– Naturalmente ci sono motivi di speranza, perché Cristo dà sempre grazia per le persone e per le famiglie. E questo può aiutare ed essere fonte di cambiamento per gli individui e le famiglie. Io sono in viaggio in molti paesi. In America e in tutto il mondo mi capita di incontrare i giovani e le giovani famiglie cattoliche, ma anche le meno giovani, tutti impegnati e questo mi fa ben sperare. Perché più siamo in grado di incoraggiarci a vicenda nell’essere fedeli in Gesù e più ci sarà possibilità di trasformare il mondo.
Che consiglio vuole dare alle famiglie cattoliche che vogliono crescere i loro figli in libertà?
– Il mio consiglio è quello di pregare, affinché si possa mettere al centro della vita familiare la preghiera e specialmente la Santa Eucaristia e la confessione. Bisogna poi prestare particolare attenzione nell’educare i figli con gli insegnamenti della Chiesa e i valori morali. In terzo luogo, lavorare e aiutarsi con le altre famiglie per incoraggiarsi a vicenda, così si trasforma la famiglia nella grande forza del mondo.
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