Letture: I Re 3, 5. 7-12; Rm 8, 28-30; Mt 13,44-52
Commento esegetico-teologico
La terza lettura riferisce l’ultima parte del discorso parabolico (letto nelle domeniche scorse), che è un complesso di parabole illustrami per lo più il Regno di Dio. La lettura odierna insiste soprattutto su un aspetto: il valore e la preziosità del regno. Esso è come un tesoro nascosto nel campo, una perla preziosa. In una civiltà in cui mancava il sistema bancario, sotterrare i beni poteva essere un mezzo di conservazione; di qui la maggior frequenza di ritrovamenti fortuiti. L’uomo che vende quanto possiede, per comperare quel campo (non si entra nella valutazione morale del gesto), lì per lì si espone al dileggio, all’avventura; solo più tardi apparirà la saggezza della sua condotta. Tale è la condizione del cristiano nel mondo: le sue scelte possono sembrare le più infelici, contrarie al desiderio naturale di arricchimento, di piacere, di dominio… Ma il regno di Dio vuole questa scelta.
L’altra parabola della rete e dei pesci fa pensare piuttosto alle due fasi del Regno: quella terrena, in cui siamo chiamati a servire il Padre, quella eterna ove godremo della sua presenza. Che cos’è questo regno fatto di buoni e di cattivi se non l’umanità tutta intera? Chi conosce Cristo, si fa battezzare, vive secondo la fede, è nel regno di Dio; con lui si trovano, sebbene in modo incompleto, tutti coloro che, pur non conoscendo il vangelo, vivono secondo la luce della loro ragione. «In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chi lo teme e pratica la giustizia» (Atti 10,35).
Dio chiama gli uomini a sé nella Chiesa «germe e inizio del regno di Dio » (”Lumen Gentium” 10), che essa in certo modo anticipa su questa terra. Nella Chiesa ci sono la Parola, i doni del Fondatore (lo Spirito e i Sacramenti, i precetti della carità, umiltà e abnegazione). Chi si ribella o disobbedisce, vive ancora nella Chiesa esteriormente, ma si separa dal suo aspetto mistico, si allontana come figlio degenere, e sarà escluso dal Regno eterno. Dobbiamo lavorare nella Chiesa, amarla anche nei suoi difetti, perché fondata su uomini, e i suoi difetti sono i nostri; essa non ha altro volto che i nostri volti. Ciò vale specialmente oggi mentre troppi gruppi mortificano la Chiesa con la loro condotta, contestano i suoi difetti senza contribuire minimamente a renderla più santa e credibile.
La prima lettura presenta alla nostra riflessione il bell’esempio di Salomone giovinetto che chiede a Dio soltanto la sapienza: «un cuore docile che sappia rendere giustizia», ed è esaudito dal Signore oltre misura, diventando celebre nell’antichità per la sua sapienza. Sul suo esempio la liturgia odierna ci ha fatto chiedere, nella prima orazione, la grazia di saper usare saggiamente i beni terreni nella continua ricerca di quelli eterni.
La seconda lettura ci pone davanti al disegno di Dio sul mondo e su ciascuno di noi. Dio ha un piano, secondo il nostro modo di esprimerci, che procede a tappe: lo elabora e poi lo attua. Se gli uomini, chiamati secondo il suo disegno (torna il tema del Regno di Dio) lo amano, allora tutto concorrerà alla loro salvezza (malattia, ricchezza, povertà, lavoro, gioia ecc.). In Cristo, Dio ci chiama alla fede, ci giustifica, ci glorifica. Il linguaggio alquanto oscuro non deve far pensare che l’uomo sia predestinato da Dio anche alla rovina: è chiaro che ciascuno di noi può boicottare il piano di Dio, il quale non è vincolante, ma rispettoso della nostra libertà. L’uomo vive nella sicurezza che, se corrisponde all’amor di Dio, nulla lo potrà escludere dalla salvezza. Ognuno di noi, chiamati alla fede, è quel discepolo che alla saggezza antica (dell’A.T. e della ragione umana) unisce la sapienza che proviene dalla rivelazione di Cristo: estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.
Messaggio di questa Domenica
L’Evangelista Matteo ci riporta le parole che concludono il lungo discorso che Gesù fece alle folle dalla barca, perché la moltitudine, che stava a riva ad ascoltarlo, era molto vasta. A tutta questa gente radunatasi per ascoltarlo Gesù si rivolge con sette parabole nelle quali parla del regno di Dio: la parabola del seminatore, quella della zizzania, del granello di senape, del lievito, e le tre di oggi sul tesoro, la perla preziosa e la rete.
Tutta quella gente era andata da Gesù per ascoltare i suoi insegnamenti, probabilmente molti cercavano la guarigione dalle loro malattie, alcuni forse erano i curiosi di vedere quel personaggio di cui si parlava molto in giro. Tanti motivi, persone diverse, eppure a tutte Gesù fa un solo discorso, e per di più un discorso difficile, tanto che i discepoli per capire devono chiedere spiegazioni al Maestro, e molto esigente. A gente che voleva vedere e risolvere i propri problemi immediati il Signore, niente di meno, propone di sollevare il proprio sguardo fino, addirittura, a contemplare la realtà definitiva e ultima che è il Regno di Dio. Ci chiediamo: non è forse eccessivo Gesù? Non pretende troppo? Non punta troppo in alto per quei contadini ignoranti di Galilea?
In realtà è quello che Gesù fa ogni volta che parla alle folle. Anche a noi che ogni domenica ci riuniamo, una folla più sparuta di quella di quel giorno; ognuno di noi ha nel cuore e nella mente i propri problemi, cerca le proprie soluzioni, ha i propri dubbi, si presenta con le proprie debolezze, ecc… Eppure anche a noi non ci parla di come superare queste difficoltà, ed in fondo questa è l’impressione che spesso ci portiamo in fondo al cuore dopo aver ascoltato il vangelo a Messa: Gesù non mi ha capito, Gesù non risponde alle mie esigenze, le sue parole puntano troppo in alto, o troppo lontano, mentre io ho bisogno di soluzioni pratiche di più immediata utilità. Una legge più precisa, un giudizio chiaro, una risposta definitiva. Il Signore in realtà non ci parla così come vorremmo, ma non perché disprezza i nostri problemi o ritiene superfluo ascoltarci e risolverli, ma sa che l’unico modo per uscirne fuori è accettare di vivere una prospettiva diversa e più alta, quella del Regno. È nell’accogliere questa visuale, a volte radicalmente diversa, fino ad essere invertita, rispetto a quella ordinaria, che noi possiamo sperare di uscire dalla nebbia dei dubbi e dalla palude delle situazioni difficili, spesso ripetitive e bloccate. C’è bisogno di entrare nella prospettiva di chi cerca il Regno di Dio, e le risposte ai dubbi e le soluzioni ai problemi verranno mentre ci incamminiamo.
Ci dice infatti l’Apostolo Paolo: “tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.” Tutto è ordinato al bene in chi si preoccupa di realizzare il disegno di amore che Dio prepara per ciascuno. A volte però questo ci sembra secondario, come se prima dovessimo risolvere le nostre difficoltà personali per poterci, solo dopo, dedicare ad aspirazioni più elevate, quasi che queste fossero un lusso per gente risolta e senza problemi. Salomone, abbiamo ascoltato, messo in età giovane di fronte alle responsabilità soverchianti del nuovo ruolo di re del popolo d’Israele, chiede a Dio non forza o ricchezza con cui esercitare il potere, ma qualcosa che sembra molto meno utile ai suoi scopi: la sapienza di saper riconoscere e realizzare il bene. Egli sa che , arricchito di questa capacità, potrà affrontare le sfide e i pericoli di una situazione così difficile, certo che agirà secondo il volere di Dio e che così otterrà frutti buoni per sé e la sua gente.
La stessa cosa fa il contadino che scopre un tesoro prezioso là dove non credeva di trovarlo: nel campicello che arava da sempre. Fa di tutto per entrarne in possesso e garantirsi il benessere per il suo futuro. Così fa anche il mercante che trova la perla più preziosa che abbia mai visto. Non ha dubbi: vende tutto il resto, anche cose utili e necessarie, perché sa che con quella perla otterrà molto di più.
Lo stesso è del Vangelo. Spesso lo ascoltiamo come qualcosa di bello ma irrealizzabile: un tesoro nascosto chissà dove, una perla straordinaria ma impossibile da raggiungere. Per questo viviamo chini sui nostri problemi, senza saper dove trovare la via d’uscita. Ma Gesù oggi viene a dirci: guarda che il tesoro è nascosto nel campo della tua vita, basta faticare un po’ a scavare e spendere tutte le tue risorse e sarà tuo; alza gli occhi, ecco la perla preziosa, sono le mie parole e il mio esempio, rinuncia alle abitudini vecchie e ai modi di fare di sempre, spendi tutto te stesso per acquistarla, e sarà tua per sempre.
Sì, ci sembra troppo difficile, un impegno che non ci sentiamo di prendere. È vero, si fa fatica e ci vuole una scelta definitiva, ma è in gioco la salvezza: non ne vale forse la pena? Non ci accada come nella terza e ultima parabola, quella della pesca. La vita passa per i fondali del mondo e raccoglie pesci di ogni tipo, ma non tutti buoni. Ci sono quelli che hanno saputo realizzare la vocazione ad essere buoni e di giovamento a tanti, altri invece spinosi o corazzarti di placche indurite o forse anche dalle carni avvelenate dalla tristezza e dall’inutilità. Questi non hanno futuro, sono destinati a essere gettati via, i primi invece saranno il frutto prezioso della pesca di Dio per il suo Regno.
Prepariamoci allora fin da subito, non facciamo scorrere invano il tempo e le occasioni, perché il tesoro e la perla non restino offuscati o dimenticati ma possano risplendere nelle nostre vite dando lustro e splendore ad ogni nostra parola ed azione.
Per la vita
PAPA FRANCESCO, ANGELUS, Piazza San Pietro Domenica, 27 luglio 2014
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Le brevi similitudini proposte dall’odierna liturgia sono la conclusione del capitolo del Vangelo di Matteo dedicato alle parabole del Regno di Dio (13,44-52). Tra queste ci sono due piccoli capolavori: le parabole del tesoro nascosto nel campo e della perla di grande valore. Esse ci dicono che la scoperta del Regno di Dio può avvenire improvvisamente come per il contadino che arando, trova il tesoro insperato; oppure dopo lunga ricerca, come per il mercante di perle, che finalmente trova la perla preziosissima da tempo sognata. Ma in un caso e nell’altro resta il dato primario che il tesoro e la perla valgono più di tutti gli altri beni, e pertanto il contadino e il mercante, quando li trovano, rinunciano a tutto il resto per poterli acquistare. Non hanno bisogno di fare ragionamenti, o di pensarci, di riflettere: si accorgono subito del valore incomparabile di ciò che hanno trovato, e sono disposti a perdere tutto pur di averlo.
Così è per il Regno di Dio: chi lo trova non ha dubbi, sente che è quello che cercava, che attendeva e che risponde alle sue aspirazioni più autentiche. Ed è veramente così: chi conosce Gesù, chi lo incontra personalmente, rimane affascinato, attratto da tanta bontà, tanta verità, tanta bellezza, e tutto in una grande umiltà e semplicità. Cercare Gesù, incontrare Gesù: questo è il grande tesoro!
Quante persone, quanti santi e sante, leggendo con cuore aperto il Vangelo, sono stati talmente colpiti da Gesù, da convertirsi a Lui. Pensiamo a san Francesco di Assisi: lui era già un cristiano, ma un cristiano “all’acqua di rose”. Quando lesse il Vangelo, in un momento decisivo della sua giovinezza, incontrò Gesù e scoprì il Regno di Dio, e allora tutti i suoi sogni di gloria terrena svanirono. Il Vangelo ti fa conoscere Gesù vero, ti fa conoscere Gesù vivo; ti parla al cuore e ti cambia la vita. E allora sì, lasci tutto. Puoi cambiare effettivamente tipo di vita, oppure continuare a fare quello che facevi prima ma tu sei un altro, sei rinato: hai trovato ciò che dà senso, ciò che dà sapore, che dà luce a tutto, anche alle fatiche, anche alle sofferenze e anche alla morte.
Leggere il Vangelo. Leggere il Vangelo. Ne abbiamo parlato, ricordate? Ogni giorno leggere un passo del Vangelo; e anche portare un piccolo Vangelo con noi, nella tasca, nella borsa, comunque a portata di mano. E lì, leggendo un passo, troveremo Gesù. Tutto acquista senso quando lì, nel Vangelo, trovi questo tesoro, che Gesù chiama “il Regno di Dio”, cioè Dio che regna nella tua vita, nella nostra vita; Dio che è amore, pace e gioia in ogni uomo e in tutti gli uomini. Questo è ciò che Dio vuole, è ciò per cui Gesù ha donato sé stesso fino a morire su una croce, per liberarci dal potere delle tenebre e trasferirci nel regno della vita, della bellezza, della bontà, della gioia. Leggere il Vangelo è trovare Gesù e avere questa gioia cristiana, che è un dono dello Spirito Santo.
Cari fratelli e sorelle, la gioia di avere trovato il tesoro del Regno di Dio traspare, si vede. Il cristiano non può tenere nascosta la sua fede, perché traspare in ogni parola, in ogni gesto, anche in quelli più semplici e quotidiani: traspare l’amore che Dio ci ha donato mediante Gesù. Preghiamo, per intercessione della Vergine Maria, perché venga in noi e nel mondo intero il suo Regno di amore, di giustizia e di pace.
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