In un’intervista con Álex Navajas per El Debate, monsignor José Ignacio Munilla ha nuovamente messo in guardia contro il pericolo della secolarizzazione all’interno della Chiesa.
Il prelato basco ha evidenziato come sintomo di questa secolarizzazione la ricerca dell’«applauso del mondo». Munilla ha affermato che non si può smettere di predicare su «altri aspetti in cui sappiamo che la visione cristiana è molto contraria».
Con grande chiarezza, il vescovo di Orihuela-Alicante ha dichiarato: «È molto più facile, ad esempio, avere un discorso ecologico o sull’immigrazione che affrontare altri problemi come le ferite antropologiche, l’influenza della lobby LGTB, il pensiero cristiano sul matrimonio come unione tra un uomo e una donna, o spiegare perché riteniamo che l’omosessualità non faccia parte del disegno di Dio nella creazione dell’uomo».
Monsignor Munilla ha anche riflettuto sulla tesi principale della conferenza che ha tenuto sabato scorso al Congresso Cattolici e Vita Pubblica: «Siamo diventati nemici della croce». Per l’ex vescovo di San Sebastián, «quasi sempre la croce più grande si trova dentro di noi». Per questo – prosegue Munilla – «è fondamentale identificare, non confondere il nemico. È altrettanto importante smascherare le tentazioni del Maligno e comprendere che la croce più grande che portiamo sono le nostre stesse ferite, forgiate nella nostra vita dai nostri peccati».
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