La vita dei cristiani è una missione, destinata a tutti, fatta di tribolazioni e persecuzioni, ma soprattutto di gioia e speranza. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco durante il consueto Angelus domenicale, commentando il Vangelo del giorno (Luca, 1-12.17-20).
Il pontefice ha sottolineato, inoltre, come essere missionari per il Signore, richieda il sacrifico e la volontà di “abbandonare ogni motivo di vanto personale, di carrierismo o fame di potere” per diventare così “umilmente strumenti della salvezza operata dal sacrificio di Gesù”.
Il compito dei missionari, ha continuato Francesco, è quello di “annunciare un messaggio di salvezza rivolto a tutti. I missionari annunziano sempre un messaggio di salvezza a tutti; non solo i missionari che vanno lontano, ma anche noi, missionari cristiani che diciamo una buona parola di salvezza”; volendo sottolineare appunto l’importanza della testimonianza dei cristiani non solo nelle grandi opere di carità e solidarietà, ma anche e soprattutto nella semplice quotidianità, dove si è chiamati a fare propri gli insegnamenti di Cristo.
Infine, dopo la recita della preghiera mariana, il Papa ha ricordato le vittime degli attentati terroristici di Dacca, in Bangladesh, e di Baghdad, in Iraq, chiedendo a tutti un’Ave Maria per invocare la conversione del cuore dei violenti accecati dall’odio.
Dopo i saluti ai molti fedeli presenti e ai numerosi gruppi di pellegrini arrivati nella Capitale, ha inoltre ricordato la celebrazione della memoria di Santa Maria Goretti, il prossimo mercoledì.
Di seguito il testo integrale del discorso del Santo Padre durante l’Angelus di oggi.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
L’odierna pagina evangelica, tratta dal capitolo decimo del Vangelo di Luca (vv. 1-12.17-20), ci fa capire quanto è necessario invocare Dio, «il signore della messe, perché mandi operai per la sua messe» (v. 2). Gli “operai” di cui parla Gesù sono i missionari del Regno di Dio, che Egli stesso chiamava e inviava «a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi (v. 1). Loro compito è annunciare un messaggio di salvezza rivolto a tutti. I missionari annunziano sempre un messaggio di salvezza a tutti; non solo i missionari che vanno lontano, anche noi, missionari cristiani che diciamo una buona parola di salvezza. E questo è il dono che ci dà Gesù con lo Spirito Santo. Questo annuncio è dire: «E’ vicino a voi il Regno di Dio» (v. 9), perché Gesù ha “avvicinato” Dio a noi; Dio si è fatto uno di noi; in Gesù, Dio regna in mezzo a noi, il suo amore misericordioso vince il peccato e la miseria umana.
E questa è la Buona Notizia che gli “operai” devono portare a tutti: un messaggio di speranza e di consolazione, di pace e di carità. Gesù, quando manda i discepoli davanti a sé nei villaggi, raccomanda loro: «Prima dite: “Pace a questa casa!”. […] Guarite i malati che vi si trovano» (vv. 5.9). Tutto questo significa che il Regno di Dio si costruisce giorno per giorno e offre già su questa terra i suoi frutti di conversione, di purificazione, di amore e di consolazione tra gli uomini. È una cosa bella! Costruire giorno per giorno questo Regno di Dio che si va facendo. Non distruggere, costruire!
Con quale spirito il discepolo di Gesù dovrà svolgere questa missione? Anzitutto dovrà essere consapevole della realtà difficile e talvolta ostile che lo attende. Gesù non risparmia parole su questo! Gesù dice: «Vi mando come agnelli in mezzo a lupi» (v. 3). Chiarissimo. L’ostilità è sempre all’inizio delle persecuzioni dei cristiani; perché Gesù sa che la missione è ostacolata dall’opera del maligno. Per questo, l’operaio del Vangelo si sforzerà di essere libero da condizionamenti umani di ogni genere, non portando borsa, né sacca, né sandali (cfr v. 4), come ha raccomandato Gesù, per fare affidamento soltanto sulla potenza della Croce di Cristo. Questo significa abbandonare ogni motivo di vanto personale, di carrierismo o fame di potere, e farsi umilmente strumenti della salvezza operata dal sacrificio di Gesù.
Quella del cristiano nel mondo è una missione stupenda, è una missione destinata a tutti, è una missione di servizio, nessuno escluso; essa richiede tanta generosità e soprattutto lo sguardo e il cuore rivolti in alto, per invocare l’aiuto del Signore. C’è tanto bisogno di cristiani che testimoniano con gioia il Vangelo nella vita di ogni giorno. I discepoli, inviati da Gesù, «tornarono pieni di gioia» (v. 17). Quando noi facciamo questo, il cuore si riempie di gioia. E questa espressione mi fa pensare a quanto la Chiesa gioisce, si rallegra quando i suoi figli ricevono la Buona Notizia grazie alla dedizione di tanti uomini e donne che quotidianamente annunciano il Vangelo: sacerdoti – quei bravi parroci che tutti conosciamo -, suore, consacrate, missionarie, missionari… E mi domando – sentite la domanda -: quanti di voi giovani che adesso siete presenti oggi nella piazza, sentono la chiamata del Signore a seguirlo? Non abbiate paura! Siate coraggiosi e portare agli altri questa fiaccola dello zelo apostolico che ci è stata data da questi esemplari discepoli.
Preghiamo il Signore, per intercessione della Vergine Maria, perché non manchino mai alla Chiesa cuori generosi, che lavorino per portare a tutti l’amore e la tenerezza del Padre celeste.
Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle,
esprimo la mia vicinanza ai famigliari delle vittime e dei feriti dell’attentato avvenuto ieri a Dacca, e anche di quello avvenuto a Baghdad. Preghiamo insieme. Preghiamo insieme per loro, per i defunti e chiediamo al Signore di convertire il cuore dei violenti accecati dall’odio. Ave Maria…
Saluto tutti voi, fedeli di Roma e pellegrini venuti dall’Italia e da diversi Paesi. In particolare il gruppo di Bergamo guidato dal Vescovo – i bergamaschi non hanno risparmiato per il cartello! Si vede bene! -; quello di Bragança-Miranda (Portogallo); le Suore Missionarie del Sacro Cuore venute dalla Corea con alcuni fedeli; i giovani di Ibiza che si preparano alla Cresima; e il gruppo di pellegrini venezuelani. Vorrei anche salutare i miei connazionali de La Rioja, del Chilecito: si vede bene la bandiera lì!
Saluto alcuni pellegrinaggi speciali, all’insegna della Misericordia: quello dei fedeli di Ascoli Piceno, venuti a piedi lungo l’antica via Salaria; quello dei soci della Federazione Italiana Turismo Equestre, venuti a cavallo, alcuni addirittura da Cracovia; e quello in bicicletta e motocicletta da Cardito (Napoli).
Saluto infine l’Associazione “Briciole di speranza di Carla Zichetti”, la Famiglia Camilliana Laica, la Scuola materna di Verdellino, e i ragazzi di Albino e Desenzano, e quelli di Sassari.
Nell’Anno Santo della Misericordia mi è caro ricordare che mercoledì prossimo celebreremo la memoria di santa Maria Goretti, la ragazza martire che prima di morire perdonò il suo uccisore. Questa ragazza coraggiosa merita un applauso di tutta la piazza!
E a tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!
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