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Atti degli Apostoli: la prima Pentecoste cristiana
a2, Sacra Scrittura

Atti degli Apostoli: la prima Pentecoste cristiana

 

1Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. 3Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; 4ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.

5Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. 6Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. 7Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? 8E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? 9Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, 10della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, 11Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio». 12Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l’un l’altro: «Che significa questo?». 13Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di mosto».

Promesso da Gesù in Atti 1,8, lo Spirito inaugura il tempo della Chiesa. L’episodio della Pentecoste svolge la funzione di partenza, proprio come lo era il Battesimo di Gesù al Giordano: il suo riconoscimento ufficiale e il suo esordio per l’attività pubblica.

  1. A) ”Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo…”

Più che una conclusione, sono appena le nove del mattino, questo versetto indica un compimento. L’evento che sta per accadere, infatti, rende credibili le promesse profetiche (cf. Gl 3,1-5) e realizza la stessa promessa dello Spirito Paraclito fatta dal Risorto.

Non a caso Luca ripresenta una formula simile a quella usata all’inizio del ”grande viaggio” di Gesù verso Gerusalemme: ”mentre stavano per compiersi i giorni della sua salita…” (Lc 9,51).

Egli intende creare una corrispondenza tra le due fasi della storia della salvezza: quella di Gesù e quella della Chiesa. Se con il cammino di Gesù verso la città santa cominciavano a compiersi gli eventi della morte, risurrezione e ascensione che realizzavano, in conformità alle profezie, la salvezza messianica, con il giorno di Pentecoste comincia a compiersi il tempo atteso dalle stesse profezie per il dono dello Spirito e per la missione profetica della Chiesa.

I destinatari sono presentati insieme nel medesimo luogo, segno di unità che sarà sancita e stabilizzata dal dono dello Spirito. Nel ”tutti” dobbiamo comprendere i centoventi discepoli riuniti con gli apostoli e le donne. Lo Spirito consacra una unità che bandisce ogni esclusione o discriminazione. La manifestazione dello Spirito Santo viene descritta come la forza di Dio mediante due simboli: il vento gagliardo e le lingue di fuoco.

Il primo è di tipo auditivo:” venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento…”.

Il secondo, invece, è di tipo visivo:” apparvero loro lingue come di fuoco…”

Questi fenomeni straordinari, visibili e al contempo misteriosi, rimandano al vero e invisibile evento: l’effusione dello Spirito Santo da parte del Padre per la mediazione del Signore risorto e asceso al cielo. E richiamano i segni della teofania del Sinai, quando Jhavhè diede a Israele la Legge come documento fondante della sua storia. Il libro dell’Esodo, 19,16…, narra che la presenza divina sul Sinai era stata caratterizzata da segni portentosi: tuono, suono fortissimo, lampi, grande fuoco e di mezzo a tanto fragore Jhavhè aveva fatto udire la sua voce e le sue parole.

Questi dati teofanici, presenti anche nel racconto lucano, evidenziano che Dio interviene ancora una volta nella nostra storia, non servendosi però della mediazione di Mosè, ma agendo egli stesso mediante lo Spirito Santo.

Le dissomiglianze mostrano che ora tutto avviene in modo diverso e migliore. Nella Pentecoste i segni restano il vento e il fuoco, ma non incutono più” tremore” come al popolo del Sinai. Ci sono” sbigottimento” e” stupore”, ma sono sotto il segno positivo della sorpresa dei presenti in Gerusalemme, i quali” sentono” gli apostoli” parlare nella propria lingua” delle” grandi opere di Dio”. ” Parlare altre lingue” è un farsi capire, è la possibilità di superare il ghetto, il razzismo e la divisione culturale.

B)” Babele e Pentecoste”

Con la venuta dello Spirito Santo e la nascita della Chiesa inizia in seno all’umanità una storia nuova, rovesciata rispetto all’esperienza della Babele biblica. Il simbolo delle lingue che si dividono (2,3) allude all’episodio di Babele, dove gli uomini tentano di mettere in piedi un imperialismo storico con motivazioni religiose: costruire una torre-tempio che tocchi il cielo.

È la tentazione di sempre dell’uomo che vuole edificare una civiltà senza Dio e cercare la salvezza in se stesso, dal basso, con forze proprie, anziché nell’accoglienza di un Dono che viene dall’Alto. Un rapporto stravolto che sfocia nella divisione: la Genesi non parla solo di confusione delle lingue, ma anche della dispersione dei popoli. Dietro la differenza delle lingue si profila lo sfascio dell’unità della famiglia umana, la disgregazione, ciascun popolo in un proprio cammino, un popolo contro l’altro, ognuno alla ricerca del proprio interesse.

Non più il comune riferimento a Dio e ai valori comunemente accettati, ma ciascuno alla forsennata ricerca di una salvezza propria. Il messaggio biblico è chiaro: avverte che la divisione non è soltanto questione di lingua, ma di valori. Non ci si comprende più, non perché sono diverse le lingue, ma perché i valori fondamentali non sono più comuni.

A Babele, uomini di una stessa lingua non si intendono più, mentre a Pentecoste uomini di lingue diverse si incontrano e si intendono:” Com’è che li sentiamo parlare ciascuno nella nostra lingua materna?”

La comunione torna ad essere possibile, perché il protagonista è lo Spirito Santo. Siamo di fronte ad una indicazione essenziale per la Chiesa di ogni tempo: la missione affidatale dallo Spirito sarà quella di imprimere alla storia umana un movimento di riunificazione, aiutando in tutti i modi gli uomini a ritrovarsi nella fraternità, nella libertà e nell’amore.

Lo Spirito Santo non si lega a una lingua o ad una cultura particolare, ma le accetta tutte, si esprime attraverso tutte, si fa capire mediante tutte. Gli uomini non dovranno abbandonare le loro lingue, né saranno espropriati della loro cultura per farsi cristiani.

Il miracolo delle lingue, visto da Luca in due modi diversi, in 2,4 sono gli apostoli che parlano lingue diverse, mentre in 2,8 è ciascun ascoltatore che sente parlare gli apostoli nella propria lingua materna, manifesta che il cristianesimo rispetta le singole identità e contemporaneamente svela che a tutti viene donato di conoscere la medesima Parola di salvezza.

  1. C) Nessuna frontiera per lo Spirito

Luca precisa che sulla piazza di Gerusalemme erano presenti” giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo” (v.5) e, nel fornire l’elenco dei popoli, segue una linea geografica ideale che parte dall’oriente, per chi vive in Palestina, dalla Mesopotamia, e prosegue verso occidente, passando per l’Anatolia, Asia minore e Africa fino a giungere a Roma.

È la linea che percorreranno gli apostoli e i missionari cristiani annunciando il Vangelo dentro la cultura greco-ellenistica senza imporre ai diversi popoli la cultura dei giudei. La menzione della presenza dei rappresentanti dei diversi popoli si pone dunque in prospettiva universalistica.

” La Chiesa è nata universale: non ha altri limiti che quelli del mondo: ”sino all’estremità della terra”. La luce di cui essa è detentrice deve rischiarare i popoli; depositaria della salvezza, incombe su di essa il dovere di farla giungere a tutte le nazioni. Tale è il significato essenziale del miracolo della Pentecoste: lo Spirito dona alla Chiesa il mondo intero, obbligandola per ciò stesso all’immenso sforzo missionario, attraverso il quale essa raggiungerà la sua pienezza e la sua statura escatologica”

(J Dupont).

  1. D) La reazione dei presenti all’evento 2,5-13

Il testo registra due opposte reazioni: di religioso timore, manifestato nello sbigottimento, nello stupore e nella meraviglia, e di derisione, bollando gli apostoli come ubriachi, come gente fuori di sé, nonostante fossero solo le nove della mattina.

Ci sono tutte le premesse per un intervento chiarificatore di Pietro, che porrà agli ascoltatori il dilemma, accoglienza o rifiuto, portando alla fede i ben disposti.

Si riscontra anche in questo caso un modo costante dell’agire divino che mette l’uomo di fronte al suo intervento sbalorditivo, chiarito poi dalla Parola profetica.

8 Novembre 2016

About Author

Gianni De Luca Nasce in Abruzzo, a Tagliacozzo in provincia dell'Aquila. Dopo avere conseguito il diploma di ragioniere e perito commerciale, si trasferisce a Roma, dove, attualmente, vive e lavora. Laureatosi in Economia e Commercio lavora due anni in Revisione e Certificazione dei bilanci prima di iniziare a collaborare con uno Studio associato di Dottori Commercialisti della Capitale. Decide, ad un certo punto, di seguire la nuova via che gli si è aperta e, così, consegue prima il Magistero in Scienze Religiose presso l'Istituto Mater Ecclesiae e, poi, la Licenza in Teologia dogmatica presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino in Urbe "Angelicum". Attualmente lavora come Insegnante di Religione cattolica negli Istituti di Istruzione superiore di Roma. Appassionato di Sacra Scrittura, tiene conferenze, anima da circa 20 anni un incontro biblico, presso l'Istituto M. Zileri delle Orsoline Missionarie del Sacro Cuore in Roma, e da circa 10 la Lectio divina sulle letture della Domenica presso la Basilica parrocchiale di Sant'Andrea delle Fratte. Animatore del gruppo di preghiera "I 5 Sassi", è organizzatore di pellegrinaggi e ritiri spirituali.


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