Alla fine di febbraio, la Santa Sede ha annunciato di aver accettato le dimissioni dell’arcivescovo polacco Andrzej Dzięga, 72 anni.
La Santa Sede le ha rese pubbliche sabato e, sebbene non abbia fornito dettagli sulle ragioni delle dimissioni, l’arcivescovo si è affrettato a dire che erano dovute a motivi di salute. Successivamente, il prelato è stato pubblicamente corretto dalla Nunziatura Apostolica in Polonia ed è stato confermato che era stato licenziato per aver gestito male i casi di abusi nella sua diocesi.
Sabato scorso la storia si è ripetuta. Roma ha annunciato le dimissioni del vescovo Andrzej Franciszek Dziuba, 73 anni. Ancora una volta, la Nunziatura Apostolica in Polonia ha confermato che queste dimissioni anticipate sono dovute al fatto che “sono state riscontrate difficoltà nel governo pastorale di S.E. Andrzej Dziuba e in particolare le sue omissioni nel trattare i casi di abusi sessuali su minori commessi da alcuni sacerdoti, come risulta da un’indagine condotta dalla Santa Sede, secondo il Motu Proprio “Vos estis lux mundi””.
Secondo i media vaticani, Dziuba, 73 anni, era stato indagato dall’arcivescovo metropolita di Lodz, Grzegorz Rys, che nel 2020 ha presentato alla Santa Sede i documenti con le prove.
D’altra parte, il vescovo Dziuba è stato segnalato alla Procura della Repubblica per essere stato coinvolto nel reato di mancata informazione alle autorità degli abusi sessuali su un minore commessi nel 2016 da un sacerdote della sua diocesi.
Il procedimento è stato aperto sulla base del documento “Vos estis lux mundi”, una legge approvata dal Papa nel 2019 che, tra le altre cose, stabilisce l’obbligo per tutti i sacerdoti e i religiosi di riferire ogni indicazione credibile che hanno di un possibile caso di abuso sessuale su minori o persone vulnerabili.
Il licenziamento di Dziuba è l’ultimo di una lista di 13 vescovi polacchi che sono stati destituiti in relazione alla crisi degli abusi sessuali all’interno della Chiesa del Paese.
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