Papa Francesco scrive ai giovani e lo fa in occasione della presentazione del Documento Preparatorio della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si terrà nell’ottobre del 2018. Lo scorso ottobre, infatti, lo stesso Francesco ha indetto il sinodo dal tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. «Uscite, per lanciarvi verso il futuro – scrive il Pontefice -, un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi. Fate sentire il vostro grido».
Francesco cita in primis le parole che Dio rivolse ad Abramo, invitandolo ad uscire dalla sua terra e a lasciare la casa e la parentela. «Queste parole – scrive il Papa – sono oggi indirizzate anche a voi: sono parole di un Padre che vi invita a “uscire” per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni, incontro al quale Egli stesso vi accompagna». L’invito di Dio ad Abramo è quello di un padre che manda il figlio verso una terra nuova, e questa terra nuova, oggi, è rappresenta da «una società più giusta e fraterna» che il Pontefice auspica costruita proprio dai giovani fino alle periferie del mondo. Papa Francesco lancia però anche un monito sul diverso significato che il concetto di abbandonare la propria terra ha assunto nel nostro periodo storico. Il significato di lasciare la propria terra per il “vattene” che viene intimato da chi usa la «prevaricazione, l’ingiustizia e la guerra», che costringono quindi tanti giovani a subire la violenza e a fuggire dal proprio Paese natale.
Le ingiustizie e le violenze, però, che Francesco chiama «il frastuono e lo stordimento che sembrano regnare nel mondo», non impediscono ai giovani di sentire l’invito di Gesù a seguirlo e mettersi in cammino con lui. «Ciò sarà possibile – dice il Papa ai giovani – nella misura in cui, anche attraverso l’accompagnamento di guide esperte, saprete intraprendere un itinerario di discernimento per scoprire il progetto di Dio sulla vostra vita. Pure quando il vostro cammino è segnato dalla precarietà e dalla caduta, Dio ricco di misericordia tende la sua mano per rialzarvi».
Francesco cita poi la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia, della scorsa estate. In quell’occasione fu proprio il Pontefice a chiedere ai giovani se il mondo può cambiare e i quasi due milioni di ragazzi non mancarono di gridare la loro speranza nel futuro. «Quel grido – scrive Francesco – nasce dal vostro cuore giovane che non sopporta l’ingiustizia e non può piegarsi alla cultura dello scarto, né cedere alla globalizzazione dell’indifferenza. Ascoltate quel grido che sale dal vostro intimo!».
Poi la responsabilità che il Papa affida ai giovani, come ha già fatto molte volte e come fecero Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, parlando dell’avvenire del mondo e della Chiesa che risiede nelle mani di chi ha il futuro davanti a sé. «Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro» sono le parole con le quali Francesco si mette dunque in ascolto dei giovani e delle istanze – ma anche dei dubbi e delle critiche – di cui sono portatori.
Infine l’affidamento a Maria di Nazareth, dopo aver ribadito gli obiettivi del Sinodo: «io e i miei fratelli Vescovi vogliamo diventare ancora di più collaboratori della vostra gioia». Dunque non i giovani che “aiutano” la Chiesa, ma l’esatto opposto, quasi a ricordare le parole di Giovanni Paolo II alla GMG del 2000: «C’è un proverbio polacco che dice: “Kto z kim przestaje, takim si staje”. Vuol dire: se vivi con i giovani, dovrai diventare anche tu giovane». Una Chiesa che si fa giovane per i giovani, i veri protagonisti del futuro!
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