Il neopresidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato ieri alcuni ordini esecutivi, tra i quali l’importante decisione che vieta l’uso dei fondi federali per la sovvenzione delle Ong che praticano o promuovono, in tutto il mondo, l’aborto.
Il provvedimento è stato dunque ripristinato dopo che, da quando fu introdotto dall’amministrazione repubblicana nel 1984, è stato revocato dalle amministrazioni democratiche e reintrodotto da quelle repubblicane che si sono negli anni succedute. Bill Clinton lo aveva abolito – concedendo dunque i fondi a queste Ong – durante il suo mandato (1993-2001), successivamente George W. Bush (2001-2009) lo aveva adottato di nuovo e infine era stato l’ormai ex presidente Barack Obama ad eliminarlo di nuovo.
Il primo a vietare l’utilizzo di fondi federali per promuovere o praticare l’aborto fu dunque introdotto nel 1984 dall’allora presidente repubblicano Ronald Reagan e attualmente gli Stati Uniti assegnano quasi 544 milioni di dollari per quella che viene definita la “pianificazione familiare”, incarnata soprattutto dalle azioni portate avanti, in tutto il mondo, da Planned Parenthood.
La mossa di Donald Trump, promessa già durante la campagna elettorale, potrebbe influenzare molto l’attività di promozione e pratica dell’aborto in tutto il mondo, contribuendo forse a porre un freno decisivo a questa mezzo di interruzione di gravidanza, mascherata sempre più spesso come un fantomatico “diritto delle donne”. Un “diritto” che però tralascia il vero diritto alla vita di molti bambini, che come ricordava spesso Giovanni Paolo II, vanno ad ingrandire l’immenso «cimitero dei bambini mai nati».
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