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L’Ospedale Bambino Gesù dal Papa: “peccatori sì, corrotti mai!”
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L’Ospedale Bambino Gesù dal Papa: “peccatori sì, corrotti mai!”

Si è svolta questa mattina in Aula Paolo VI l’udienza speciale di Papa Francesco con la comunità dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Circa settemila le persone presenti nella Sala Nervi, tra dipendenti, collaboratori, volontari, famiglie e piccoli pazienti.

Nei posti in prima fila oltre 150 bambini attualmente in cura presso l’Ospedale, accompagnati dai genitori. Tra di loro, molti provenienti da Argentina, Venezuela, Pakistan, Nepal, Russia, Libano, Moldavia, Ucraina, Bulgaria, Albania, Serbia, Polonia, Congo e Nigeria. Alcuni piccoli pazienti, provenienti dalla Repubblica Centraficana, sono stati accompagnati dal cardinale e arcivescovo della capitale Bangui, Dieudonné Nzapalainga. Durante l’incontro la presidente Mariella Enoc ha presentato al Pontefice i punti di eccellenza del Bambino Gesù, con particolare attenzione all’accoglienza dei piccoli pazienti e agli interventi di cooperazione in Giordania, Palestina e Repubblica Centrafricana.

La cosa più importante dell’Ospedale deve essere di “aver paura della corruzione”, ha detto Francesco nel suo intervento. Ricordando che il Bambino Gesù ha avuto una storia “non sempre buona”, il Papa ha sottolineato che “bisogna resistere alla tentazione di trasformare un ospedale di bambini in un luogo per fare affari”, dove “tutti diventano affaristi”.

Bergoglio, nel suo discorso quasi interamente tenuto a braccio, ha risposto alle domande di un’infermiera, di un ausiliare, di un neo-laureato in Scienze infermieristiche e di una ex paziente. “Non dev’essere tutto perfetto – ha detto – per chi lavora nel Bambin Gesù il marchio di fabbrica è anche essere stanco, sudato, sporco, aver voglia di andare a casa, e poi voglia nuovamente di rimanere” e continuare a lavorare. “L’Ospedale Bambino Gesù deve saper dire di no al male della corruzione; peccatori sì – ha sottolineato – ma corrotti mai!”.

“La domanda sui bambini che soffrono è grande e difficile: io non ho una risposta, credo sia bene che questa domanda rimanga aperta” ha detto poi Francesco. Bisogna “soltanto guardare il crocifisso – secondo Bergoglio – e lasciare che sia lui a darci la risposta”. “Accompagnare un bambino che soffre è tanto difficile – ha proseguito – soltanto le carezze, la vicinanza, il pianto, piangere con lui o con lei, soltanto questo”. Il Papa ha poi raccontato una sua esperienza personale: “A 21 anni ho avuto una polmonite gravissima e non si sapeva cosa fosse. Sono andato in ospedale e subito mi hanno tolto tanto liquido dal polmone, e il dottore ha detto: gli dia un milione di unità di penicillina e 500 mila di un altro farmaco, però l’infermiera che aveva il fiuto della malattia e aveva capito la situazione, ordinò un altro quantitativo”. Da questo suo racconto personale Francesco ha quindi elogiato il ruolo degli infermieri che “per quella vicinanza che hanno col malato, hanno una qualità speciale per accompagnare e anche per guarire, per la vicinanza e questo è molto importante”.

Concludendo il suo discorso il Papa si è infine soffermato sui “risultati” della medicina nella cura verso i pazienti; risultati che alcune volte non si vedono subito “ma si vedranno lassù”. “Ogni gesto – ha detto – è un seme che si butta nella terra della vita e questo germoglierà, fiorirà, darà i suoi frutti”.

15 Dicembre 2016

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