Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza in Vaticano i partecipanti al VI Forum Internazionale “Migrazione e Pace” in corso in questi giorni a Roma. «Occorre aprire canali umanitari accessibili e sicuri» ha detto il Pontefice, ma è altrettanto necessario garantire il diritto di non dover emigrare, ovvero facendo in modo che non sussistano le condizioni di povertà e violenze che costringono tante persone a fuggire dai propri Paesi. In questa ottica il Papa ha indicato quattro momenti fondamentali per rispondere ai flussi migratori, cioè: accogliere, proteggere, promuovere, integrare.
«Urge un cambio di atteggiamento – ha detto –, in risposta a questa indole del rifiuto, radicata in ultima analisi nell’egoismo e nelle demagogie populistiche». Ma la sola accoglienza non basta, ed è qui che Francesco si rivolge neanche troppo velatamente ai governi e ai potenti della Terra, soprattutto dell’occidente. «Proteggere questi fratelli e sorelle – ha affermato – è un imperativo morale da tradurre adottando strumenti giuridici, internazionali e nazionali, chiari e pertinenti; compiendo scelte politiche giuste e lungimiranti; prediligendo processi costruttivi, forse più lenti, ai ritorni di consenso nell’immediato; attuando programmi tempestivi e umanizzanti nella lotta contro i “trafficanti di carne umana” che lucrano sulle sventure altrui; coordinando gli sforzi di tutti gli attori, tra i quali, potete starne certi, ci sarà sempre la Chiesa».
Dopo l’accoglienza e la protezione, però, si deve pensare anche a delle politiche di sviluppo, non solo delle persone ma anche dei loro territori e democrazie, così da «garantire, assieme al diritto di poter emigrare, anche il diritto di non dover emigrare, ossia il diritto di trovare in patria condizioni che permettano una dignitosa realizzazione dell’esistenza. A tal fine – ha proseguito il Papa – vanno incoraggiati gli sforzi che portano all’attuazione di programmi di cooperazione internazionale svincolati da interessi di parte e di sviluppo transnazionale in cui i migranti sono coinvolti come protagonisti».
Poi il quarto e più discusso tema, quello dell’integrazione, spesso confusa con un consenziente cambiamento della propria cultura e sradicamento delle proprie radici per poter assimilarsi alla cultura altrui. Il Papa però ha spiegato che, appunto, l’integrazione non è una mera assimilazione o incorporazione, ma un processo bidirezionale che si basa sul riconoscimento reciproco della ricchezza dell’altro. La questione dell’integrazione si lega a quella delle risorse economiche e delle possibilità di benessere per tutti. «Non può un gruppetto di individui – ha detto il Papa – controllare le risorse di mezzo mondo. Non possono persone e popoli interi aver diritto a raccogliere solo le briciole».
Prima del discorso del Papa, il saluto da parte di mons. Silvano Maria Tomasi del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, che ha spiegato gli obiettivi del Forum. L’iniziativa, che si tiene ogni due anni, porta diversi attori sociali e politici alla ricerca di nuove strade per umanizzare il fenomeno migratorio e ridurre le sofferenze dei migranti. L’evento è organizzato dal Dicastero sullo Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede, dallo Scalabrini International Migration Network e dalla Fondazione Konrad Adenauer.
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